Il Brembo: dalla foce alla sorgente.

Riproponiamo oggi un meraviglioso reportage datato 2009 del nostro amico Ettore Ruggeri in cui possiamo vedere da vicino , ma al contrario, l’intero tragitto che sua Maestà il Brembo percorre dalle pendici del Pizzo del Diavolo fino al suo tuffo finale nell’Adda. Buona visione.
Ringraziamo Ettore e Gino di WWW.VALBREMBANAWEB.COM per averci concesso di pubblicare questo bellissimo reportage e ricordiamo a chi volesse godersela nella sua forma integrale di cliccare qui .
Il Brembo : dalla foce alla sorgente.
“Le radici del fiume“ è il titolo di una mostra di pittura collettiva organizzata la primavera scorsa in una caratteristica grotta a Clanezzo, posta sopra la sponda destra del fiume Brembo. Per quell’occasione inizio ad interpretare a modo mio questo titolo, mi documento per rappresentare il tracciato del fiume. Durante l‘esecuzione di questo mio lavoro, intitolato “Radix“, maturo l’idea di intraprendere questa avventura, un’escursione in solitaria dalla foce alle sorgenti del Brembo. Sarà questo l’atto finale per completare la mia opera.
Curiosando nelle varie sezioni del forum ho trovato questo interessante argomento: Dove nasce il Brembo?
cultura-storia-valle-brembana-f84/dove-nasce-brembo-t2021.html
Alla domanda che Piccola si pone, la maggior parte di noi brembani risponderebbe che il Brembo nasce nella zona del Pizzo Diavolo di Tenda.
Oppure come Bachetù riporta dagli scritti di Bortolo Belotti: …. il Brembo nasce a circa 2000 metri in tre distinti rami, di Carona, di Foppolo, e di Mezzoldo.
Io decido di risalire il ramo di Carona, senza nulla togliere alla bellezza degli altri due rami. Non conoscendo molto bene la zona della foce del Brembo, unico ricordo di Canonica d’Adda è di quando ci passavo vent’anni orsono, cerco su internet quello che mi può servire per iniziare questo viaggio controcorrente.
Risalgo la prima volta il fiume con Google Earth, già questo mi affascina e coinvolge, mi prendo degli appunti relativi a dei passaggi obbligati, strade di campagna, ponti … ma poi dopo un po’ rinuncio. Non è mia abitudine programmare tutto a puntino, comunque vada degli imprevisti ce ne sono sempre.
16 ottobre – Prima tappa
Inizia il racconto della mia avventura.
Parto da casa al mattino presto, il mio amico Ivano, testimone di vari momenti della mia vita, mi accompagna sino al punto di partenza. È ancora buio, dopo un caffè nel bar dei cinesi, punto verso il ponte di Vaprio, qualche foto e poi ritorno sui miei passi fino alla rotonda di Canonica d’Adda. Da qui mi dirigo a nord verso la località Puncia.
- Canonica d’Adda, il ponte
- Mentre aspetto il sorgere del sole gironzolo sulla riva, tra i sassi arrotondati trovo un vecchio cucchiaio, chissà quante bocche ha sfamato. Lo raccolgo, sarà il mio ricordo di viaggio. Alle otto e qualche minuto azzero il GPS e poi premo lo start …..
- La foce in località Puncia. Il Brembo, nonostante il periodo di magra, si getta con prepotenza nelle tranquille acque dell’Adda. La sua forza è tale che va a lambire la riva destra del “fiume madre“.
- Riflessi sul fiume
- Campo di bocce
- Campo di bocce
- Brembate, il borgo e la torre del castello Moretti
- Brembate – Ponte San Vittore
- in volo sullo specchio d’acqua
- Il castello e i campanili di Marne
- Filago, il ceppo del Brembo
- Dalmine – Parco del Basso Brembo
- Albegno di Treviolo, località Pascolo Basso
- Muratura tipica
- Qualche chilometro prima di Ponte San Pietro esco dal letto del fiume per riprendere la strada, entrando nel paese mi sento come un pesce fuor d’acqua. Noto che la gente, anche se di corsa dopo le spese al mercato, mi osserva in modo strano. Non mi presento bene: ho i pantaloni infangati, lo zaino in spalla, ed uno sguardo da lupo affamato.
- Ponte San Pietro, angolo pittoresco sul fiume
- Vista a nord dal ponte di Briolo
- aliante in località Ghiaie di Paladina
- Almè, la diga Legler nella zona della Merletta
- Ripenso ad un attimo prima, quando, passando vicino ad un’edicola, una locandina annunciava la tragica scomparsa di Roby Piantoni: rimarrà sempre, per tutti coloro che l‘han conosciuto e che amano la montagna, una stella di riferimento nel cielo orobico. Osservo il murales, dipinto probabilmente da qualche giovane artista, su quell’anonima facciata che ho di fronte a me: vi è raffigurato Leonardo, che per primo rappresentò il percorso del Brembo, e due belle figure femminili.
- Arrivato vicino ai ruderi dei un antico ponte costruito ai tempi della Repubblica di Venezia (con le arcate in legno), mi siedo su un seres de Brèmp
- Lancio un sasso in acqua. Sul greto del fiume raccolgo i miei pensieri e riparto.
- Villa d’Almè – la diga
- … e la cava
- Clanezzo, il Porto …
- … il Ponte che balla …
- … e la Dogana
- Traversa fluviale in località le Chiavi
- Vista su Ubiale
- Ponti di Sedrina
- A picco sul fiume
- Località Ponti
- Alla passerella di Zogno
- Zogno, il Ponte Vecchio
- località Bonorè
- Il monastero di Romacolo. A Zogno in prossimità del Ponte Nuovo termina la mia prima tappa. Il GPS segna esattamente 43,00 km. percorsi.
- Oggi per me è un giorno speciale, cinquant’anni fa i miei genitori si sposarono, … era un giornata nuvolosa, ai loro occhi la più bella … dedico a loro questa tappa. Il tratto che percorro in questa giornata è completamente sull’asfalto; dalla pista ciclabile di Zogno sino a Lenna e poi sulla strada provinciale sino a Carona. Solo ogni tanto faccio qualche ricognizione sulla riva del fiume.
- il fiume in località Tiolo
- il ponte di Ambria
- antico fabbricato in località Al Derò
- da San Pellegrino Terme a San Giovanni Bianco mi piace passare sui ponti per girare da una riva all’altra. Come i ponti, che dei fiumi spezzano le barriere che la natura ci pone di fronte, anche la mia mente sogna un mondo senza confini.il Ponte Vecchio
- … il Viale Papa Giovanni XXIII, e il Casinò
- vista dal Ponte Umberto I
- San Giovanni Bianco, il ponte della ferrovia …
- … il fiume dalla Via Arlecchino
- Germano reale – Anas plathyrhynchos
- Il centro storico di San Giovanni Bianco
- la stretta gola verso Camerata Cornello, ripresa dalla pista ciclabile
- Diga di sbarramento del fiume
- in alto il borgo medioevale del Cornello dei Tasso.
- la Chiesa del Santo
- Oltrepassata la chiesina, noto sul fiume una diga costruita per gioco da qualche ragazzo, scendo sulla riva.Osservandola tornano alla mente le calde giornate estive dell’infanzia; partivo da casa con la mia bici-cross rossa e trascorrevo giornate intere nelle vallette vicino a casa. Diversi i miei passatempi, tra quelli preferiti: costruire “dighe”, cercare sassi con le conchiglie e osservare trote e girini.
- Lenna – il Ponte delle Capre alla piana di Scalvino
- il viadotto della ferrovia (costruito nel 1922)
- Il ramo del Brembo di Mezzoldo e le centrali idroelettriche
- Lago del Bernigolo, qualcuno, seduto sull’altra sponda del lago, si gode lo spettacolo che la natura offre
- casa isolata a fianco della SP. n° 2
- Trabuchello
- vicino al centro di Branzi, scorre il ramo del Brembo di Foppolo (o Valleve)
- Ardesia di Branzi – Porfiroide Grigio
- Carona, piccolo gioiello …
- Carona: sono le ore 7,00; dal bordo del lago mi incammino verso la centrale idroelettrica e poi sul sentiero che conduce all‘orto botanico e all’osservatorio
- Frazione Pagliari
- uno dei sette nani, osserva il fiume e aspetta l’arrivo della … Bianca-Neve
- località Lago del Prato – Prà del Lach
- mi abbasso un centinaio di metri verso il Lago della Cava (Lago Cavasabbia)
- riflessi autunnali
- luci e ombre
- la Val Camisana
- Baita Armentarga
- Baita Costa della Mersa
- il Lago Fregabolgia …
- I profili piramidali del Pizzo del Diavolo di Tenda e del Diavolino
- macchie di colori nel Lago Rotondo
- superato il corso d’acqua risalgo zigzagando il sentiero a fianco della cascata ghiacciata
- una parte della testata della Valle Brembana con i Diavoli, il Passo di Valsecca e il Pizzo Poris
- fresche acque natie
- colate di ghiaccio
- il Passo di Valsecca
- uno sguardo indietro. Mi fermo. Il Gps che l’amico Ivan mi ha prestato segna km. 95,20 percorsi e la quota di mt. 2500
Voglio ringraziare tutti coloro che in qualche modo mi sono stati vicini in questo cammino:
I miei amici, tutte le persone che ho incontrato strada facendo, che mi hanno dato le varie e preziose informazioni sul percorso, e per finire tutti VOI che su questo forum avete seguito la mia avventura
Il Brembo, protagonista di questo mio reportage fotografico, ai miei occhi ha saputo regalare innumerevoli emozioni; tanti sono i luoghi sfuggiti alla vista: alcuni difficili da raggiungere, altri che sono stato costretto ad aggirare. Ho voluto raccontare qualcosa di LUI e mi sono soffermato in particolare sugli aspetti più belli e affascinanti del NOSTRO fiume.
Tra i tanti aspetti positivi non mancano però alcuni negativi che volutamente ho deciso di non pubblicare: le nostre “offese” e mancanze verso questo bellissimo patrimonio naturale.
Quello è un capitolo a parte.
Ol Brèmb
I bói fò di mucc di Oròbie
chèle ciàre surtidèle,
i cór, i sàlta e i spècia chi paìs
e i ghe fà de sentinèle.
Prima che i rìe a Lenna i ralénta ol pass,
i se ‘nfila zó con lü ‘n del lècc e ‘l Brèmb a l’nass.
Po’ tüso ü lensöl a l’se destènd,
a l‘ làa e l’ resénta i sass
sénsa mai pretènd,
e sénsa mai fermàss.
E ‘ntàt che a l’cör söl pià,
a l’ciàpa ‘mbràss ol Serina, ol Brembila,
l’ghe fa ‘l pòst po’ a’ ‘l’Imagna e l’và.
A ölte l’dörme, a ölte a l’ cór de léna,
tüso nóter Brembà quando ‘n’s’ è ‘n péna…
Co la sò zét apröf a i rìe l’ ciciàra,
e l’entùna i sò cansù,
orgogliùs de fàla specià in de sò aqua ciàra.
Dopo ‘l temporàl a l’mügia
e l’ engròssa la sò ónda,
a ölte l’sàlta fò del lècc
tüso ü disperàt e l’fà spitónga.
L’è ü grànd laurét,
perché l’è sta mai fèrmo
e l’compàgna inàcc e ‘n dré
di Pucc tòta quanta la sò zét.
Per nóter Brembà l’è ‘l nòst gioièl,
quando che a ‘m pàrte
e quando che a ‘n rìa
a ‘n ghe léa tat de capèl.
Il Brembo
Sgorgano dal monti delle Orobie quelle chiare sorgenti,
corrono, saltano e riflettono quei paesi a cui fanno da sentinelle.
Prima di arrivare a Lenna rallentano la corsa, si infilano nel suo letto e così nasce il Brembo.
Poi come un lenzuolo si distende, lava e risciacqua i sassi, senza mai pretendere, senza mai fermarsi.
Mentre corre sul piano abbraccia il Serina, il Brembilla, fa un po’ di posto anche all’Imagna e va.
A volte dorme, a volte corre veloce, come noi Brembani quando siamo in ansia…
Chiacchiera con la sua gente vicino alle rive, e intona le sue canzoni, orgoglioso di farla specchiare nella sua acqua chiara.
Dopo il temporale muggisce e alza la sua onda, a volte esce fuori dal suo letto come un disperato e oscilla.
E’ un grande lavoratore, perché non sta mai fermo, accompagna avanti e indietro dai Ponti tutta quanta la sua gente.
Per noi Brembani è il nostro gioiello, quando partiamo e quando torniamo gli leviamo tanto di cappello.
Alessandro Pellegrini 4° premio poesia Dossena 2017