Buon compleanno Dino Zoff – 74 anni di una leggenda

La Coppa del Mondo alzata a 40 anni, i record di imbaattibilità con Juve e nazionale, i successi come allenatore con Juventus e Lazio, la gloria sfiorata come c.t. della Nazionale italiana, la carriera meno fortunata come dirigente laziale: Dino Zoff avrebbe diverse vite da celebrare, non solo una. A 74 anni il campione friulano si sta godendo il meritato riposo. Ecco la sua straordinaria carriera.
Dino Zoff (Mariano del Friuli, 28 febbraio 1942) è un allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo portiere. Campione europeo nel 1968, campione mondiale nel 1982 e vice-campione mondiale nel 1970 con la Nazionale italiana, che ha anche allenato dal 1998 al 2000, finalista all’ Europeo 2000.
Considerato uno dei più grandi portieri nella storia del calcio,[2][3][4][5][6] legò la propria attività calcistica principalmente allaJuventus, squadra in cui militò per undici anni a cavallo degli anni settanta e ottanta, senza mai saltare una partita di campionato;[7] con i bianconeri collezionò 479 presenze (330 in Serie A), vincendo sei campionati italiani, due Coppe Italia e una Coppa UEFA, e disputò due finali di Coppa dei Campioni e una di Coppa Intercontinentale. Zoff formò – insieme al libero Gaetano Scirea ed ai terzini Claudio Gentile e Antonio Cabrini, tutti e tre compagni di squadra e Nazionale – una delle migliori linee difensive nella storia della disciplina.[8]
È il vincitore più anziano della Coppa del mondo, conquistata nel 1982 all’età di quarant’anni, come capitano della Nazionale italiana;[9] è inoltre l’unico giocatore italiano ad aver ottenuto il titolo sia di campione europeo che del mondo, a livello di Nazionale. Sempre in azzurro detiene il record mondiale d’imbattibilità per squadre nazionali,[10] non avendo subito reti per 1142 minuti consecutivi;[11] infine, nel 1990 è divenuto il primo allenatore a conquistare la Coppa UEFA dopo averla vinta da calciatore, traguardo ulteriormente raggiunto da Huub Stevens e Diego Simeone.
Nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer[12], Zoff occupa la 47ª posizione. Nel 2004 Pelé ha incluso il suo nome nei FIFA 100, l’elenco dei 125 migliori giocatori viventi. Nello stesso anno, per celebrare il proprio 50º anniversario, l’UEFA invitò ogni federazione nazionale ad essa affiliata di indicare il proprio miglior giocatore dell’ultimo mezzo secolo: la scelta della FIGC ricadde su Zoff, designato quindi Golden Player dalla confederazione calcistica europea, risultando anche 5º nell’UEFA Golden Jubilee Poll (primo giocatore italiano), un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti.[13] Nel 2012entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i veterani.[14]
A settembre 2014 pubblica la sua autobiografia Dura solo un attimo, la gloria.
Caratteristiche tecniche
Giocatore
Estremo difensore di sicura affidabilità e freddezza,[2][6] Zoff si distingueva per l’innato senso del piazzamento,[2][16][17] la sicurezza nelle uscite[2] e la sobrietà negli interventi, finalizzati più all’efficacia che alla spettacolarità: su tutti, secondo lo stesso Zoff,[19][20] spicca quello effettuato contro il Brasile durante il secondo turno del Mondiale 1982, con cui fermò sulla linea di porta un colpo di testa del difensore avversario Oscar, evitando una più rischiosa respinta.
Atleta dotato di grande personalità, considerato un leader silenzioso, ha mantenuto un’eccellente condizione fisica per tutta la carriera, confidando nella possibilità di migliorarsi costantemente: la vittoria del Mondiale all’età di 40 anni e i 332 incontri disputati consecutivamente in Serie A sono due imprese emblematiche e tuttora ineguagliate.
Allenatore
In panchina, Zoff ha proposto un calcio affine alla cosiddetta zona mista,[25] ovvero una miscela fra lo storico gioco all’italiana e le innovazioni zoniste introdotte a cavallo degli anni settanta e ottanta del XX secolo.[26] In questo senso, è stabilmente ricorso a difese basate su un tradizionale libero, al quale chiedeva tuttavia anche di impostare l’azione nonché comandare la retroguardia variando, all’occorrenza, sul gioco a zona.[25] In generale, è stato un allenatore che rifuggiva da schemi e moduli predefiniti, poiché convinto che tutto ciò passi in secondo piano di fronte al rapporto umano fra un tecnico e i suoi calciatori.
Carriera
Giocatore
Club
Udinese
Cresciuto nella Marianese, dopo essere stato in un primo tempo bocciato ai provini per l’allora bassa statura,[27] si affacciò nel calcio professionistico a 19 anni grazie all’Udinese, squadra nella quale esordì in Serie A il 24 settembre 1961 in Fiorentina-Udinese 5-2, battuto da due doppiette di Aurelio Milani e di Kurt Hamrin in una gara in cui il Corriere dello Sport non gli diede colpe per i gol, frutto di due tiri violenti di Milani e tre palloni che il quotidiano definì assolutamente imparabili.[28] Zoff divenne titolare dei friulani nella successiva stagione in Serie B.
Mantova
Zoff ritornò in serie A nel 1963, anno in cui fu acquistato dal Mantova per 30 milioni di lire.[29] Nella città virgiliana giocò 131 partite nell’arco di quattro stagioni. L’ultima partita da lui disputata allo stadio Danilo Martelli fu quella del 1º giugno 1967, la famosa Mantova – Inter 1-0. Quell’anno ci fu il passaggio al Napoli e l’arrivo in Nazionale.
Napoli
Arrivò al Napoli alla mezzanotte dell’ultimo giorno di calciomercato, per 120 milioni di lire più la vendita del cartellino di Claudio Bandoni, grazie all’aiuto di Alberto Giovannini, direttore del quotidiano Roma, allora di proprietà di Achille Lauro, proprietario anche del Napoli; il giornalista, con l’aiuto di Bruno Pesaola e all’insaputa di Lauro, finse di essere il presidente della squadra.[29]
Difese la porta della squadra partenopea per 143 incontri, prima di essere ceduto alla Juventus; vi disputò tutte le gare ininterrottamente, dalla gara di debutto, in casa, il 24 settembre 1967, Napoli-Atalanta 1-0, prima giornata del campionato 1967-1968,[30] alla sconfitta a Milano del 12 marzo 1972 contro l’Inter per 2-0, ventunesima giornata del campionato 1971-1972.[31]
Durante la stagione 1970-71, in cui Zoff non concesse peraltro alcuna rete nelle prime sei giornate, il Napoli incassò solo 18 gol in 30 partite, record imbattuto nella storia dei partenopei.[32]
Juventus
Nel 1972, a trent’anni, fu ingaggiato dalla Juventus: fino alla fine della stagione 1982-1983 non avrebbe più saltato una partita di campionato. Al sodalizio sportivo coi bianconeri, inoltre, sono legate tutte le sue vittorie con squadre di club, sia come giocatore, sia come allenatore: in undici stagioni da portiere vinse per sei volte il titolo di campione d’Italia (1972-1973, 1974-1975, 1976-1977, 1977-1978, 1980-1981, 1981-1982), due Coppe Italia (1978-1979, 1982-1983) ed una Coppa UEFA (1976-1977, primo successo europeo della società torinese).
Durante la sua militanza nella Juventus, Zoff stabilì due record degni di nota: nel corso della stagione 1972-1973 restò imbattuto per 903 minuti, primato poi superato da Sebastiano Rossi nella stagione 1993-1994,[33] mentre nell’annata 1981-1982 subì solo 14 reti, record assoluto per la società bianconera.[34]
La sua attività, al termine della stagione 1982-1983, si concluse con la finale di Coppa dei Campioni (a cui era giunta imbattuta) persa ad Atene contro l’Amburgo, il 25 maggio 1983.
Nazionale
Zoff esordì in Nazionale il 20 aprile 1968, a 26 anni, nella partita Italia-Bulgaria (2-0) disputata a Napoli. Venne convocato per l’Europeo 1968 in Italia che vinse giocando da titolare e subendo una sola rete.[35] In seguito cominciò un periodo di alternanza con Albertosi che gli venne preferito come portiere titolare al Mondiale 1970, perso in finale, dove Zoff era il secondo e non disputò nessuna gara.
Dal 1972 infine Zoff divenne il titolare indiscusso fino alla conclusione della sua carriera. Così disputò il Mondiale 1974, dove l’Italia fu eliminata al primo turno. Nel 1977, dopo l’addio di Giacinto Facchetti, Zoff divenne il capitano della Nazionale.
Dopo aver disputato il Mondiale 1978 e l’Europeo 1980, conclusi entrambi al quarto posto, la sua ultima grande manifestazione con la maglia della Nazionale fu il Mondiale 1982, vinto all’età di 40 anni. Dopo la vittoria in finale contro la Germania Ovest (3-1), l’11 luglio 1982 a Madrid, fu Zoff a ricevere ed alzare il trofeo della Coppa del Mondo. Le prestazioni offerte nel corso del torneo furono motivo di rivincita per Zoff: quattro anni prima, a seguito dell’eliminazione dell’Italia dal precedente Mondiale, era finito nel mirino della critica a causa di due gol ritenuti evitabili.[36][37]
Il 29 maggio 1983, a 41 anni, Zoff disputò la sua ultima partita in Nazionale, Svezia-Italia (2-0) a Göteborg, che coincise anche con la sua ultima partita ufficiale.
Con 112 apparizioni, Zoff è stato il detentore del record di presenze in Nazionale, poi superato daPaolo Maldini, Fabio Cannavaro e Gianluigi Buffon. Inoltre, detiene il record di imbattibilità di un portiere in Nazionale, 1142 minuti in partite ufficiali consecutive, da Italia-Jugoslavia del 20 settembre 1972 ad Haiti-Italia del 15 giugno1974. È stato il primo calciatore italiano ad aver totalizzato cento presenze in Nazionale.
Allenatore
Nazionale olimpica
Alla fine della carriera di calciatore, entrò nei ranghi tecnici della FIGC e gli venne affidata la conduzione della Nazionale olimpica, che riuscì a qualificare al torneo olimpico di Seoul nel 1988; qui gli Azzurri, poi guidati in Corea del Sud da Francesco Rocca, chiusero al quarto posto finale.
Juventus
Zoff lasciò il ruolo di selezionatore dell’Olimpica poiché nell’estate del 1988 venne ingaggiato come nuovo tecnico della Juventus, con la quale rimase per due stagioni. Entrambe le annate videro i bianconeri terminare il campionato al quarto posto, ma mentre la stagione 1988-1989 fu globalmente anonima, nella successiva Zoff riportò la squadra torinese ai vertici centrando il double Coppa Italia-Coppa UEFA, vinte rispettivamente contro il Milan di Sacchi e, nella prima finale europea tutta italiana, contro la Fiorentina; furono questi i primi trionfi della formazione bianconera dai tempi di Platini. Il riassetto societario in atto ai vertici del club alla fine della stagione 1989-1990, già annunciato da alcuni mesi, portò tuttavia alla mancata conferma di Zoff in panchina nonostante le due coppe sollevate.[25]
Lazio: allenatore e dirigente
In vista della stagione 1990-1991 il tecnico friulano assunse quindi la guida della Lazio dell’allora presidente Gianmarco Calleri, con la quale ottenne nei primi due campionati dei piazzamenti di metà classifica, per poi riportare al suo terzo anno biancoceleste la squadra romana nelle coppe europee dopo quasi quindici anni grazie al quinto posto ottenuto nel 1992-1993. Ricoprì anche la carica di presidente durante la gestione proprietaria del finanziere Sergio Cragnotti e, nel 1997, coprì la doppia veste di presidente e allenatore dopo l’esonero del tecnico boemo Zdeněk Zeman. I capitolini fino a quel momento occupavano la 12ª piazza in classifica per poi concludere il campionato al quarto posto.
Dopo essere tornato alla Lazio come dirigente ed aver ricoperto la carica presidenziale per quattro anni, dal 1994 al 1998, nel gennaio 2001, reduce dall’avventura come CT della Nazionale e tornato nella società biancoceleste nel ruolo di vicepresidente, venne richiamato in panchina per subentrare al dimissionario Sven-Göran Eriksson. Dopo una lunga serie di risultati utili consecutivi, a fine stagione ottenne un terzo posto, ma nella stagione seguente fu esonerato dopo poche settimane, causa un avvio sottotono, culminato nella sconfitta casalinga per 1-3 contro il Nantes in Champions League.
Con 202 panchine, è l’allenatore biancoceleste con il maggior numero di presenze in competizioni ufficiali sulla panchina della squadra romana.
Nazionale
Nell’estate del 1998, a seguito dell’eliminazione della Nazionale italiana ai quarti dei Mondiali del 1998, Zoff fu chiamato a sostituire Cesare Maldini come commissario tecnico in vista degli Europei del 2000 disputati in Belgio e nei Paesi Bassi.[38] Sotto la guida di Zoff l’Italia raggiunse l’ultimo atto del torneo, dopo avere eliminato in semifinale proprio gli Oranje padroni di casa ai tiri di rigore.[39] Nella finale contro la Francia, dopo essere stati in vantaggio fino agli ultimi minuti, allo scadere gli azzurri furono raggiunti sul pari dai Bleus con Wiltord, e poi battuti da un golden goal segnato da Trezeguet nei tempi supplementari.[40] Al termine della partita, Zoff fu criticato pubblicamente da Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia e presidente del Milan,[41] che accusò il commissario tecnico per le sue scelte tattiche; a tali critiche Zoff reagì rassegnando le proprie dimissioni, «per dignità», in segno di protesta.[42]
Fiorentina
Nel campionato 2004-2005 ritornò in panchina con la neopromossa Fiorentina, subentrando a gennaio 2005 al posto dell’esonerato Sergio Buso. Zoff condusse la squadra viola alla salvezza, riuscendo ad avere la meglio nella volata finale su Brescia e Bologna.
Statistiche
Giocatore
Presenze e reti nei club
Stagione | Squadra | Campionato | Coppe nazionali | Coppe continentali | Altre coppe | Totale | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Pres | Reti | ||
1961-1962 | ![]() | A | 4 | -9 | CI | 0 | 0 | – | – | – | – | – | – | 4 | -9 |
1962-1963 | B | 34 | -45 | CI | 1 | -3 | – | – | – | – | – | – | 35 | -48 | |
Totale Udinese | 38 | -54 | 1 | -3 | – | – | – | – | 39 | -57 | |||||
1963-1964 | ![]() | A | 27 | -25 | CI | 0 | 0 | – | – | – | – | – | – | 27 | -25 |
1964-1965 | A | 32 | -37 | CI | 1 | -2 | – | – | – | – | – | – | 33 | -39 | |
1965-1966 | B | 38 | -26 | CI | 1 | -2 | – | – | – | – | – | – | 39 | -28 | |
1966-1967 | A | 34 | -23 | CI | 1 | -1 | – | – | – | – | – | – | 35 | -24 | |
Totale Mantova | 131 | -111 | 3 | -5 | – | – | – | – | 134 | -116 | |||||
1967-1968 | ![]() | A | 30 | -24 | CI | 2 | -2 | CdF | 4 | -7 | – | – | – | 36 | -33 |
1968-1969 | A | 30 | -25 | CI | 5 | -7 | CdF+CA | 3+0 | -3 | – | – | – | 38 | -35 | |
1969-1970 | A | 30 | -21 | CI | 3 | -3 | CdF+CA-I | 6+0 | -6 | – | – | – | 39 | -30 | |
1970-1971 | A | 30 | -17 | CI | 11 | -13 | – | – | – | – | – | – | 41 | -30 | |
1971-1972 | A | 23 | -23 | CI | 11 | -13 | CU | 2 | -2 | – | – | – | 36 | -38 | |
Totale Napoli | 143 | -110 | 32 | -38 | 15 | -18 | – | – | 190 | -166 | |||||
1972-1973 | ![]() | A | 30 | -22 | CI | 11 | -10 | CC | 9 | -5 | – | – | – | 50 | -37 |
1973-1974 | A | 30 | -26 | CI | 9 | -4 | CC | 2 | -4 | CInt | 1 | -1 | 42 | -35 | |
1974-1975 | A | 30 | -19 | CI | 10 | -8 | CU | 10 | -10 | – | – | – | 50 | -37 | |
1975-1976 | A | 30 | -24 | CI | 4 | -4 | CC | 4 | -6 | – | – | – | 38 | -34 | |
1976-1977 | A | 30 | -20 | CI | 5 | -2 | CU | 12 | -7 | – | – | – | 47 | -29 | |
1977-1978 | A | 30 | -17 | CI | 4 | -2 | CC | 7 | -4 | – | – | – | 41 | -23 | |
1978-1979 | A | 30 | -20 | CI | 9 | -7 | CC | 2 | -2 | – | – | – | 41 | -29 | |
1979-1980 | A | 30 | -25 | CI | 4 | -1 | CdC | 8 | -5 | – | – | – | 42 | -31 | |
1980-1981 | A | 30 | -15 | CI | 8 | -8 | CU | 4 | -8 | TdC | 3 | -4 | 45 | -35 | |
1981-1982 | A | 30 | -14 | CI | 4 | -4 | CC | 4 | -5 | – | – | – | 38 | -23 | |
1982-1983 | A | 30 | -24 | CI | 6 | -8 | CC | 9 | -10 | – | – | – | 45 | -42 | |
Totale Juventus | 330 | -226 | 74 | -58 | 71 | -66 | 4 | -5 | 479 | -355 | |||||
Totale carriera | 642 | -501 | 110 | -104 | 86 | -84 | 4 | -5 | 842 | -694 |
Cronologia presenze in Nazionale
Giocatore
Allenatore
Palmarès
GiocatoreClubCompetizioni nazionali
Competizioni internazionali
NazionaleIndividuale
|
Opere
- Dino Zoff, Dura solo un attimo, la gloria, in Strade Blu Saggi, Mondadori Editore, 2014, pp. 170, ISBN 978-88-04-64587-0.
Onorificenze
![]() | Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana |
— 25 ottobre 1982. Di iniziativa del Presidente della repubblica.[44] |
![]() | Grande Ufficiale Ordine al merito della Repubblica italiana |
— 12 luglio 2000. Di iniziativa del Presidente della repubblica.[45] |
Riconoscimenti
- Il 2 ottobre 2003 ha ricevuto:
![]() | Laurea Honoris Causa in Scienze motorie e sportive[46] |
— Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale |
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